Chiesette

San Rocco

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-Edificio ad aula unica, absidato, coperto da volta e con tetto a capanna; provvisto di avanportico (aggiunto in epoca successiva, nel XVII°)).
-data di costruzione 1530, riferita da C. Vadda, attendibile. Nello stesso anno, a protezione del paese dalle malattie, dalle epidemie e dalla calamità (anche legate ad episodi bellici recenti) viene costruita la cappella di San Bernardo da Mentone, di cui non resta traccia (era ubicata sul luogo di casa Burdisso – già sede Caserma dei Carabinieri- in viale Vittorio Veneto). Le due cappelle, poste fuori dell’abitato, su importanti strade d’accesso al paese, costituivano due riferimenti di fede e di protezione del paese. -nell’abside, molto rovinato e solo in parte leggibile affresco databile alla prima metà del XVI° sec. raffigurante la Vergine col bimbo. La visibilità dell’affresco è interrotta dall’applicazione (avvenuta nei primi decenni del XVII° sec.) della pala d’altare in muratura collocata sull’altare (sempre in muratura).
 La pala, dipinta a ‘fresco’, raffigura la Vergine col bimbo tra i Santi Rocco e Bovo; è opera del pittore Antonio Bodrito, che la firma.
-l’interno della cappella, voltato, accanto alle decorazioni dell’abside riferite al Bodrito, è decorato con semplici motivi geometrici ascrivibili ad un intervento pittorico di primo ‘900.

Edificata intorno al 1530, come riferisce Cesare Vadda nella sua ‘Monografia di Carrù’ e come attestato da documenti d’archivio, la CAPPELLA DEDICATA A SAN ROCCO sorge, rispetto all’abitato antico, fuori porta, lungo la strada che giunge a Carrù dalle Langhe, da Farigliano, Clavesana, Dogliani…Fu eretta per esplicita volontà della Comunità carrucese, per scongiurare il paese dalle malattie, dalle epidemie, ma anche dalle guerre e dalle calamità in genere: infatti proprio negli anni precedenti e successivi il 1530 la peste, la carestia, altre malattie epidemiche avevano colpito oltre che la gente anche il bestiame, e cruenti episodi bellici tra Francesi e Spagnoli sconvolgevano il territorio, apportando una grave situazione di malessere e disagio, diffusa capillarmente tra le popolazioni della zona. A che Santo votarsi per chiedere protezione, conforto, soccorso? Al Santo che maggiormente concentrava su di sé qualità di taumaturgo: San Rocco, un riferimento religioso comprovato dalle numerose dedicazioni che si erano diffuse nel tardo medioevo un po’ ovunque in Europa.

ROCCO DA MONTPELLIER visse tra il 1346 e il 1379 circa: uomo pio e particolarmente devoto alla Santa Vergine, fu un pellegrino laico venuto in Italia dalla Francia per visitare Roma, in un periodo di pestilenze e gravi epidemie. Scampato alla peste si dedicò con grande trasporto alla cura di persone e animali malati; nel viaggio di ritorno in Francia fu accusato di spionaggio e incarcerato a Voghera, dove morì. Fin da subito fu indicato come grande taumaturgo, tanto da divenire il santo più invocato e popolare nel Medioevo, una devozione particolarmente diffusa nel mondo contadino.
E’ raffigurato in abito da pellegrino con cappello a tesa larga, il mantello, il bastone, la conchiglia, la zucca-borraccia, la piaga della peste su una gamba, il cane ai suoi piedi con in bocca un pezzo di pane, una croce rossa sul lato del cuore. Singolare la decorazione pittorica a fresco che caratterizza l’avanportico, riferibile alla prima metà del seicento. Figure di santi (tra cui una rara immagine della Beata Paola Gambara Costa Contessa di Bene e Signora di Carrù, a destra), un interessante intreccio a ramages, un ampio paesaggio, riferiscono una cultura pittorica complessa e interessante. Nella Cappella di San Rocco è conservata una importante tela: LA MADONNA DEI FRATI o della MISERICORDIA.

Siamo davanti ad una scena religiosa di grande phatos, assiepata di figure, dominata al centro dalla Vergine che, allargato un ampio mantello, vi accoglie una schiera di frati cappuccini. La rappresentazione artistica della Madonna che accoglie Santi o devoti sotto il mantello è un tema di grande diffusione nell’arte tra Medioevo e Rinascimento: le sue origini si riconoscono nella pressante richiesta rivolta alla Vergine per ottenere protezione dalle calamità, dalle malattie ed intercessione per l’accoglienza delle anime in Paradiso dopo la morte. Come una madre protegge amorevolmente i suoi figli, la Mater Dei accoglie coloro che vivono nella grazia e garantisce un destino di salvezza alla loro anima. Il potere di intercessione attribuito alla Regina del cielo esprime il ruolo della Madonna come mediatrice per la causa spirituale dell’umanità. Lo studio di questa particolare iconografia è tuttora al centro di un vivo dibattito critico: si presume sia nata in area toscano-laziale in epoca medievale e la riscontriamo in alcune miniature del due-tre e quattrocento, oltre che in affreschi e pale del quattro e cinquecento.
 Una tra le più celebri ‘Madonne di Misericordia’ è quella dipinta da Piero della Francesca conservata a San Sepolcro. In questo caso la Vergine accoglie una schiera di frati. Un convento di frati cappuccini fu fondato a Carrù intorno al 1615 e la chiesa annessa fu dedicata a San Francesco. Fu un convento importante tra ‘600 e ‘700 in cui soggiornarono predicatori celebri, dotato di una ricca biblioteca; i frati, il convento e la chiesa erano sotto la protezione dei conti Costa della Trinità, Signori di Carrù, che qui avevano un altare privilegiato e seppellivano i loro defunti. Questa tela proviene dalla chiesa di San Francesco e, quando dopo la metà del XIX° secolo, prima con la legge Rattazzi poi con la legge Siccardi, furono soppressi alcuni ordini religiosi e confiscati conventi e chiese, giunse in San Rocco.

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