Fera dij Pocio e dij Bigat a Trinità

Domenica 29 Novembre 2015

Dopo più di mezzo secolo dall’ultima edizione, nel 2000 si  ripropose l’antica “fera dij pocio”, con la presenza dei “bigat”, i bachi da seta, una coltura molto diffusa fino al primo 900 a Trinità e così divenne  “fera dij pocio e dij bigat”. Anche quest’anno, a distanza di cinque anni dall’ultima edizione, vogliamo rinnovare l’invito a tutti coloro che credono nelle tradizioni di presentarsi a Trinità e rivivere con noi il fascino di una manifestazione che racchiude in se la vivacità del presente coniugata con la fatica ed il lavoro dei nostri anziani.


I “Pocio”, i più poveri tra i frutti della campagna trinitese, mai scomparsi del tutto, sono ora tornati in discreta abbondanza nei nostri giardini, suscitando curiosità ed interesse tra i tanti visitatori , come i “Bigat”, bachi da seta, anch’essi simbolo dell’economia rurale dell’inizio del secolo scorso, tant’è che in Trinità tutt’ora esiste una parte del paese detta “Filatur” in ricordo del lavoro svolto. 


Dal baco, la seta, i preziosi tessuti confezionati da sapienti artigiani apprezzati e venduti in tutto il mondo, dell’intero processo di filiera alla gente di Trinità toccava la parte più umile ma indispensabile : l’allevamento del baco nutrito con foglie di gelso per la produzione di quel sottile e lucente filo, dal quale altri traevano benefici economici ben più grandi.


La “Fera dij pocio e dij bigat” è uno spaccato dell’economia rurale dei tempi andati ed insieme il simbolo di un rinnovato slancio verso nuovi traguardi.

Questo sito utilizza cookies per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l’uso dei cookies. Maggiori informazioni.         ACCETTO